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Figlio della modernità, il romanzo sociale ha per protagonisti i soggetti collettivi della vita pubblica: le classi, le categorie, le corporazioni. La forma preferita è quella dell'affresco di dimensioni vaste, a colori forti, dove i personaggi si affollano e più dei grandi avvenimenti storici contano i dinamismi delle vicende economiche, le logiche dei conflitti di interessi. Nel passato, il romanzo sociale ha esplorato i "misteri" esotici delle metropoli nell'universo industriale in espansione. Oggi, a tenere il campo sono le preoccupazioni del cittadino massificato di fronte allo strapotere dei mercati finanziari. Vittorio Spinazzola passa in rassegna con acume spregiudicato e scioltezza di linguaggio le fortune del romanzo sociale in Italia, da Verga e De Roberto a Pirandello e Vittorini e Cassola, sino a Balestrini, Morante, Volponi, Nove. I loro stili variano dal realistico al visionario, le tecniche di racconto sono le più diverse, i valori di riferimento mutano radicalmente: le denunce dell'arretratezza si trasformano nelle critiche alla modernizzazione. Ma resta fermo il proposito di attenersi a una idea di letteratura partecipe delle inquietudini che agitano la coscienza contemporanea.